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Pace?

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Facciamo un po’ di ordine sull’annuncio dato riguardo il processo di normalizzazione fra Israele e l’Unione degli Emirati Arabi (l’UAE chiaramente e’ stato, tra i tre paesi polo, quello che ha dato meno risalto mediatico a questo passo): si parla di un inizio di processo, non di firma di trattato di pace che forse verra’, o forse no’. Per chi conosce la mappa geografica della religione islamica sa’ che esistono due blocchi, quello sunnita, capitanato dalla Arabia Saudita (e comprendente anche l’UAE) e quello sciita, capitanato dall’Iran. Tra questi due blocchi scorre sangue amaro, odio proprio. Si puo’ dire, anche alla luce degli ultimi sviluppi, che i sunniti odino molto di piu’ gli sciiti che gli ebrei. Da molti anni ci sono rapporti ufficiosi tra i paesi della penisola arabica e Israele, gia’ dall’inizio degli anni 90 con il governo Rabin e forse prima, tenuti segreti per molti anni e semi-ufficializzati negli ultimi.
Fin qua’ niente di nuovo, Bibi non ha inventato la ruota.
E allora perche’ proprio adesso?
Semplice, unione di interessi, accellerata dal Covid19.
Trump affronta una crisi immane, gestita malissimo, a tre mesi dalle elezioni che lo danno perdente sicuro, sul campo nazionale puo’ solo promettere castelli in aria, come un vaccino fino a novembre (ma lui non e’ Putin il demottatore…..) percio’ cerca disperatamente, anche per affiliare definitivamente i suoi elettori evangelisti, risultati sul campo internazionale e questo passo sicuramente e’ nella direzione giusta.
Bibi e’ incasinato fino al collo con una gestione sbagliata della pandemia, con i suoi processi che inizieranno a ritmo pieno a gennaio costringendolo a presentarsi in tribunale tre volte alla settimana.
Il prezzo da lui pagato per questo accordo e’ il congelamento della annesione di gran parte della Cisgiordania cosa che, nonostante le promesse elettorali, mirate ad attirare i voti delle destre, riuscendoci, non era comunque in programma di realizzazione, anche visto il dietrofront dell’ideatore Trump (e del genero Kuschnir).
Le destre estreme lo attaccano sperando in un vantaggio elettorale che, secondo il mio modesto parere, e’ gia’ stato massimizzato (Il Likud e’ sceso nei sondaggi, in poche settimane da 40 seggi a 27), senza contare che il leader della destra oltranzista, Bennet, aveva gia’ dichiarato, pre-accordo, di presentarsi alle prossime elezioni come possibile premier, in barba a Nethanyahu.
Bibi con gli attuali sondaggi, anche se Bennet fosse con lui, non riesce a raggiunge la maggioranza richiesta per formare un governo di centro destra, 61 seggi.
Questo segnale lo ha spinto anche a riprendere i rapporti con Kachol Lavan, suo patner nel governo di unita’ nazionale, che erano stati congelati, quasi disfatti, in vista delle nuove, volute da lui, elezioni.
Il sultano Muhammed Ben Zayed, a capo dgli Emirati, ha dovuto solo formalizzare un rapporto gia’ esistente da anni, traendone vantaggi in collaborazioni nei vari campi tecnologici, medici e militari che gia’ esistevano in parte, liberandoli dal vincolo della segretezza. Bahrein, la prossima in lista, ha gia’ mandato un caldo messaggio di appoggio, Sudan e Arabia Saudita lo faranno a breve o comunque, tacendo, acconsentiranno.
Gli unici contro sono chiaramente L’Iran e, per dovere di cronaca, i Palestinesi, che di piu’ non possono fare.
Insomma niente di nuovo sotto il sole e come si dice in inglese, una chiara win-win situation.
Detto cio’, sia chiaro,io sono a favore di qualsiasi rapporto con i nostri vicini, “Una pace fredda e sempre meglio di una guerra calda” e questo e’ un passo nella direzione giusta: si’ ad accordi, no ad annessione di territori non nostri.
Bravo Bibi ma ora concentrati ad evitare la prigione.


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